Breve storia di Origgio
La storia di Origgio nel corso dei secoli richiama quella del territorio a cui appartiene geograficamente. Sicuramente in epoca preistorica il territorio è stato sede di insediamenti umani nell'intero varesotto. Le selci recuperate e i reperti di fattura romana recuperati durante scavi edilizi identificano il territorio come sede di almeno una dimora agricola di quelle che costruivano i veterani delle guerre durante l'impero di Roma, su terreni ricevuti come liquidazione della attività militare prestata.
Tra i popoli barbari che sono transitati sul territorio di Origgio solo i Longobardi hanno lasciato tracce di sicura attribuzione. Dopo di essi e durante il regno dei Franchi, a cavallo tra l'VIII ed il IX secolo, il nostro territorio, come quello circostante, venne assegnato quale bene perpetuo ad uno dei più potenti monasteri del primo medioevo, quello di Sant'Ambrogio a Milano, che restò legittimo proprietario per molto tempo. In questi secoli al primo nome identificativo del borgo, Oleoductus, si sostituì quello longobardo di Udrigium, ma per molti secoli ancora sui documenti ufficiali, primo fra tutti quello dell'arcivescovo di Milano, intorno all'830 dopo Cristo circa, risulterà il nome di Oleoductum.
Non fu facile da parte dei diversi Abati la gestione della proprietà per una innata insofferenza della popolazione, desiderosa di guadagnarsi una certa autonomia dal potere padronale.
Solo nella metà del XV secolo, dopo anni di vere e proprie guerre legali, i monaci appaltarono la gestione del territorio di Oleoductum ad una famiglia di cavalieri divenuti presto parte della nobiltà Lombarda, i Bonromei, nati come banchieri in epoca comunale a Roma, nominati Conti in Lombardia per intervento papale e destinati a segnare la storia rinascimentale della intera regione, anche attraverso l'opera di personaggi illustri come i vescovi Carlo e Federico Borromeo, arcivescovi di Milano.
Il territorio durante i secoli passò dalla dominazione del Ducato di Milano, al breve periodo francese e poi al lungo estenuante periodo spagnolo, segnato spesso da epidemie pestilenziali.
Nel 1712 il paese passò sotto il controllo degli austriaci, con Maria Teresa di Austria e poi, con la breve parentesi della epoca napoleonica, sotto il governo francese, che abolì i titoli nobiliari, soppresse gli ordini religiosi, spogliandoli dei loro beni e tolse al nostro paese la sua autonomia, accorpandolo al vicino comune di Uboldo; allora il nome del borgo era diventato Oragio. Terminata la parentesi francese, il territorio ritornò sotto il controllo austriaco che restituì i beni agli antichi nobili, ancora proprietari della maggior parte del territorio agricolo e rurale.
Solo nel 1861, con l'avvento del Regno di Italia e la dinastia dei Savoia, i pochi abitanti aventi diritto furono chiamati ad eleggere i governanti locali, in elezioni condizionate ancora, e per moti anni, dalla nobiltà locale. Il paese attraversò il passaggio tra XIX e XX secolo restando un borgo agricolo, affrontando il dramma della prima guerra mondiale, col sacrificio di sangue di soldati e civili.
Durante i primi anni del fascismo l’autonomia fu nuovamente persa e il borgo divenne frazione del comune di Saronno, mentre le scelte del nuovo regime imponevano un cambio di destinazione economica, con una virata verso la industrializzazione del territorio, prima nel tessile e poi in insediamenti artigianali e piccole realtà industriali.
All'indomani della seconda guerra mondiale, Origgio fu tra i primi a recuperare autonomia comunale. Singolarmente, il primo cittadino del nuovo corso politico repubblicano portava il cognome Borromeo: il resto è storia dei nostri giorni, con una trasformazione sempre più accentuata in senso industriale ed un progressivo e continuo incremento della popolazione per immigrazioni dalle altre regioni italiane.